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Diario di una principizza (= cavallerizza principiante)
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lalix
Cavallo


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Localitŕ: Milano

MessaggioInviato: Lun Gen 03, 2011 13:39    Oggetto: Rispondi citando

02 gennaio 2011

Mi guardo allo specchio mentre raccolgo i capelli fermandoli con una bacchetta da ristorante cinese.
Ho le guance rosse come i fanalini posteriori di un’auto in mezzo alla nebbia padana.
Prendo un po’ di crema idratante ed inizio a massaggiarmi il viso: sento la pelle che la “beve” avidamente ed il sollievo è immediato.
Eppure questo pomeriggio non mi sembrava facesse così freddo!

Nonostante la dimenticanza dei calzettoni imbottiti, non avevo gelo ai piedi.
Anche le mani erano protette da un paio di guanti di cotone spesso, col palmo rinforzato da una serie di puntini blu di gomma: a guardarli non si darebbero cinq ghei a questi guantini miserrimi, invece mi consentono una notevole manualitĂ  sia nel maneggio che nella conduzione del cavallo, hanno un grip invidiabile e tengono pure calduccio.
Ma la vera chicca è stato il giubbotto da moto! L’ho ripescato non so come dal fondo di qualche armadio e mi è venuta l’idea balzana di provarlo a cavallo.
Blu e nero, col triangolino rosso della marca a spiccare sullo sfondo, ed una serie di diavoletti, cornini e code infernali catarifrangenti bene in vista su spalle e maniche.
Ha più di vent’anni il mio Belzebù e francamente non pensavo di riuscire ancora a chiudere la cerniera!
Ho tirato sul bavero e mi sono sentita subito a mio agio. Infilata una mano in tasca ho ritrovato l’immancabile stick di burro cacao ed un pacchetto di fazzoletti di carta.
Sorrido al pensiero che in fondo andare in moto non è poi così diverso dall’andare a cavallo, sempre di stare in sella si tratta.

Arrivata al maneggio, corro subito a salutare Mira ed a fargli gli auguri per l’Anno Nuovo: ci abbracciamo forte e mi stampa due bacioni sulla testa, stringendomi contro la sua spalla nerboruta. Mi lascio accogliere da questo abbraccio che sento sincero e che mi penetra fin nel profondo.
Mi consegna la tessera per le lezioni e mi chiede cosa voglio fare.
Non ho prenotato per questo pomeriggio, con Adriano è sempre difficile pianificare, abbiamo deciso tutto questa mattina “All’una in maneggio!”.
Chiedo a Mira se si possa uscire e mi risponde di sì, che mi prepara subito un cavallo. Gli chiedo se possiamo provare la seconda sella di Adriano, così mi regolo le staffe e non devo stare tutte le volte a tribolare.
Corro a prenderla e quando lo raggiungo nella seconda scuderia Cisco è quasi pronto. Mentre mi sistema la sella e controlla la misura, finisco di spazzolare il codone del mio Gigante Buono.
“Okkio Mira che la sella della fibbia un po’ arrugginita e poi quando l’ho pulita ed ingrassata l’altra volta mi sono accorta che il sottopancia è un po’ rovinato… mi dici se va bene o se devo cambiare qualche pezzo?”.

Il vecchio vizio del motociclista incallito: pulire l’attrezzatura e la moto e controllare sempre che sia tutto a posto… la scuola del mio babbo… e di mio nonno prima di lui!
ChissĂ  se Matteo e Diego porteranno avanti la tradizione di famiglia: per ora Terroboy ha iniziato a fare dei piccoli giri dietro a mio padre.
Io li ho seguiti sul mio vecchio CBR, col cuore trepidante, un po’ per il timore, un po’ per l’emozione di vedere quel cosino che era mio figlio che si stringeva a mio padre e gli gridava “Più forte nonno, accelera, dai gas, vaivaivaiiii!”.

Torno coi piedi per terra.
Cisco è ormai pronto, Mira lo fa scaldare in tondino mentre corro nella prima scuderia per vedere se anche Adri è pronto col Nick.
Andiamo tutti e tre al tondino, Mira mi dice di salire: la sella va bene, il sottopancia è un po’ corto per Cisco, ma è riuscito a regolarlo lo stesso.
Chiedo ad Adri se posso aggiungere un paio di buchi alla cinghia e mi risponde “Certo che sì!”.
Prendo le redini e le appoggio al pomello della sella: miro la staffa ed alzo la gamba. Mannaggia, mi sembra di essere Heather Parisi! Non ci arrivo “Cisco, querido, ma quanto sei alto?”.
Mira ride e mi prende in giro, finalmente riesco ad infilare il piede! Uno, due, tre, una bella spinta e mi ritrovo in sella.
Mi sembra che le staffe siano corte, soprattutto la destra.
Mira le controlla e mi dice che vanno bene, così inizio ad avviarmi verso l’uscita, mentre sento Adriano caracollare col Nick.
Lo ha sgasato nel tondino ma mi sa che non gli è bastato! Con la coda dell’occhio li vedo derapare sulla striscia di terra dietro i paddock: il Nick si lancia al galoppo e poi si stoppa all’improvviso puntando le gambe anteriori.

Cisco è reticente, si ferma e cerca di tornare indietro. Dolcemente lo riconduco verso l’uscita, cercando di tranquillizzarlo, ma lui si rivolta ancora indietro.
Decido di farlo girare attorno alle scuderie e di prenderla larga.
Siamo di nuovo direzionati verso l’uscita, mentre gli parlo per rassicurarlo sento l’inconfondibile zoccolìo del Nick dietro di noi.
Siamo fuori, in mezzo ai campi, appaiati e felici.
La “mia” sella è comodissima, mi sembra di stare in poltrona. Anche Adri mi dice che dopo il mio trattamento pure la sua sella è come nuova, non fa più gnik gnek.
Tutto è perfetto.

Nick curiosa col naso all’aria, gironzola da un lato all’altro del sentiero, deve osservare tutto, controllare ogni minimo rumore, seguire il più impercettibile profumo.
Avvicina il suo muso al Cisco, vuole dargli un bacino: è proprio in vena di monellerie il discolo.
Cisco lascia fare, non fa una piega.
Finalmente sono riuscita a farmi dare la conferma da Mira che si tratta di un argentino. Ma per la sua imperturbabilitĂ  mi sembra un lord inglese.
Lo adoro per la sua impassibilità, non so quanti cavalli siano così tranquilli, affidabili ed ubbidienti.
In scuderia Mira ha provato a lanciarmi una provocazione “Lo mando al macello questo cavallo qui!”.
Dopo averlo guardato col mio sguardo più truce e minaccioso, gli ho risposto “Allora ricordati che il filetto e la bresaola li voglio io!”.
“Ma te mangi la carne di cavallo, eh Laura?”
“Sì Mira, la mangio perché mi piace molto come sapore” (anche se ultimamente cerco di mangiare molta meno carne in generale…)

Faccio da apripista e scelgo io il percorso: è un’ottima maniera per memorizzare i sentieri.
C’è molto fango, l’acqua ha scavato dei solchi profondi dove le macchine agricole hanno lasciato i segni del loro passaggio.
Lascio scegliere a Cisco il terreno che preferisce e ad un certo punto ci troviamo in bilico su una striscia di erbetta che si snoda tra un fossetto ed un solco di fango.
Adriano ride, Cisco è tranquillo, in equilibrio perfetto, come una ballerina sulle punte.

Nel frattempo ho effettuato come guida, senza problemi, i due attraversamenti stradali alzando la manina per rendermi ancora piĂą visibile dalle macchine in arrivo e siamo arrivati a Lomazzo.
Ecco quella che chiamo “la mia palestra”: un pratone immenso, non coltivato, che possiamo attraversare all’andatura preferita, in fondo una serie di terrapieni erbosi con alcuni alberelli cui girare attorno, i pali del percorso vita che rappresentano altri ipotetici ostacoli da superare.
Sul prato Cisco inizia ad allungare il passo fino ad un trotto sostenuto: mi accorgo che c’è qualcosa che non va, mi ritrovo indietro, troppo in punta di sella. Non mi sento su bene, ma mantengo un buon equilibrio e vado avanti.
Saltiamo un piccolo canalino e lo rallento prima di affrontare la salita del primo argine.
Lo direziono attorno agli alberelli in un piccolo slalom.
Adriano mi chiama, costeggiamo la strisciolina di erbetta di un terrapieno, facciamo una piccola salita e ci ritroviamo sul rialzo successivo che è piuttosto stretto.
Giriamo con cautela i cavalli e scendiamo di nuovo, continuando a gimkanare tra ostacoli vegetali e di pietra.
Cisco risponde bene, piano piano ci stiamo affiatando e per me questa palestra è preziosa.
Ho capito che basta un leggero spostamento nella direzione in cui voglio girare, accompagnato da un leggero colpo di tacco, per anticipargli la direzione che intendo prendere.

Prendiamo il sentiero del bosco, facciamo il guado del primo torrentello che in questa stagione si è ingrossato.
Durante la risalita dell’argine Cisco mi sorprende, affrontandola al galoppo! E’ un attimo di mio sbalordimento che mi vede poco pronta a dargli la direzione, così mi ritrovo a salire a destra invece che a sinistra.
Adriano mi chiama da dietro. La strada è battuta da un sentierino stretto, una ripida salita conteggiata da alberelli.
“Tranki Adri, tutto ok, appena posso giro e torno indietro!” lo rassicuro.
Però il cammino rimane angusto e non dà cenno di allargarsi.
Raggiungiamo un tratto più pianeggiante, rivolgo Cisco verso l’interno della montagna, le spalle al piccolo dirupo.
Per farlo girare secco, dovremmo fare una piccola retromarcia, ma non mi sento in condizioni di sicurezza.
Quindi lo sprono in avanti, attacchiamo il fianco della montagna, giriamo attorno ad un albero e facciamo l’inversione ad U. Ancora una volta Cisco decide di andare a sinistra e continuare a salire, invece che di ridiscendere a destra, verso valle.

E vabbè, pace amen: nel frattempo Adriano mi ha raggiunto, andiamo avanti in esplorazione, la strada è battuta, da qualche parte porterà.
Infatti dopo poco sbuchiamo su un percorso che riconosco, ma non prima di aver trotterellato per il bosco, col Cisco che fa lo scavezzacollo su salite e discese, sorprendendomi col grip delle sue quattro robuste gambe motrici.
Condivido con Adriano la mia perplessità su questo comportamento un po’ inusuale: “Laura, si stanno divertendo questi due, non vedi come sono gasati? Se la stanno spassando, altrochè!”.

Decidiamo di arrivare fino al baretto per una pausa piripicchia (col freddo ho l’autonomia vescicolare limitata!) e poi torniamo finalmente indietro.
Solo che dopo essere scesa, non riesco piĂą a risalire in sella!
L’arcione è altissimo, sollevo la gamba ma non ci arrivo! Che io mi sia ristretta?
Chiedo aiuto ad Adriano: mi tiene ferma la staffa, mentre io mi sollevo la gamba con le due mani. Faccio centro col piede ma ho bisogno di una spinta, che arriva pronta e vigorosa da parte del povero Adriano!

Siccome ho notato che Cisco ha una stabilitĂ  formidabile sul fango, scelgo di fare il pantano del bosco.
Alcuni alberi sono caduti e ci sono un po’ di impedimenti e di imprevisti da affrontare.
Adriano mi lascia in testa, osservo il sentiero paciugoso e decido di abbandonarlo per passare in mezzo agli alberi.
OplĂ , salitina al galoppo, (Cisco monello!), aggiro gli alberi.
Sotto lo sguardo meravigliato del mio compagno supero, passandoci sopra, un tronco franato messo di traverso sul mio percorso, aggiro un altro ramo che mi blocca nuovamente la strada, passo in mezzo a due alberi abbastanza vicini tra loro, facendo bene attenzione a non rimetterci le ginocchia contro il tronco.
Arriviamo al guado e rallento Cisco per osservare il movimento dell’acqua, il livello si è innalzato notevolmente da questa estate!
Individuo una parte dove si vedono i sassi sul fondo, e poi un punto vicino alla riva opposta dove l’acqua forma un piccolo gorgo. Il livello mi sembra comunque sufficientemente basso, non dovrebbe superare il garretto di Cisco!
Mi sporgo sulla sella, per l’ultima verifica e poi decido il tratto migliore per attraversare.
Nessun problema, sono proprio fiera di me stessa! Mi sento abbastanza sicura e disinvolta, soprattutto sono molto tranquilla e serena nell’affrontare eventuali imprevisti. Sento che con Cisco ce la posso fare.

Arriviamo ad un altro pratone dove ci concediamo ancora un po’ di trotto.
Ancora quella sensazione di non stare su bene!
Adriano mi dĂ  una controllata, mi fa alzare in piedi sulla sella e mi chiede quanto sia lo spazio tra sedere e sella.
Alla fine mi conferma che le staffe sono da allungare un po’!
Ci credo che mi sentivo spingere indietro al cambio di andatura!
Non riuscivo a portare le gambe bene in avanti ed a far retroflettere il bacino, le spalle non rimanevano indietro ed io dovevo compensare di continuo il mio equilibrio instabile.

Ci sono un sacco di cose che posso mettere a posto solo con delle lezioni, altrimenti da sola, più in là di tanto non riuscirò ad andare!
Prima di uscire in passeggiata mi sono messa d’accordo con Miranda: aspettiamo che faccia un po’ più caldo e poi voglio infilare una serie di lezioni ravvicinate, in modo da imparare e consolidare quanto appreso. Non vedo l’ora!

All’improvviso Nick inizia a nitrire. Deve essere successo qualcosa, ma non capiamo cosa.
Lascio che Cisco allunghi l’andatura e dopo un po’ scorgo un gruppo di cavalieri.
In breve tempo li raggiungiamo e li salutiamo.
Nick continua a nitrire, finchè non si arriva alla testa del gruppo e tutto diventa chiaro.
C’è un altro cavallo intero, un arabo bellissimo, uno stalloncino che è una meraviglia!
I due contendenti si ritrovano distanti ma affiancati.
Nick continua a nitrire ma passa oltre.
L’altro cavallo invece inizia a scartare, la competizione è accesa. Rimango affascinata dai movimenti eleganti, dalla grazia e dalle gambe bellissime di questo cavallo spettacolare, ma non è il caso di fermarsi troppo ad indugiare.
Superiamo lo stalloncino che continua a caracollare, mentre il suo cavaliere, con apparente facilitĂ  e molta sicurezza, lo costringe ad una serie di girate strette, piegandogli il collo di lato. Ciononostante lo intravvedo coi posteriori leggermente piegati, mentre dĂ  ancora fieri cenni di ribellione.

Nick va avanti a nitrire per un buon quarto d’ora: sta ribadendo la sua supremazia.
Adriano sembra non fargli caso.
Cisco non fa una piega.
Ed io sghignazzo sotto i baffi, pensando allo strano quartetto che abbiamo formato questo pomeriggio.
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lalix
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MessaggioInviato: Lun Gen 03, 2011 13:41    Oggetto: Rispondi citando

02 gennaio 2011

Mi guardo allo specchio mentre raccolgo i capelli fermandoli con una bacchetta da ristorante cinese.
Ho le guance rosse come i fanalini posteriori di un’auto in mezzo alla nebbia padana.
Prendo un po’ di crema idratante ed inizio a massaggiarmi il viso: sento la pelle che la “beve” avidamente ed il sollievo è immediato.
Eppure questo pomeriggio non mi sembrava facesse così freddo!

Nonostante la dimenticanza dei calzettoni imbottiti, non avevo gelo ai piedi.
Anche le mani erano protette da un paio di guanti di cotone spesso, col palmo rinforzato da una serie di puntini blu di gomma: a guardarli non si darebbero cinq ghei a questi guantini miserrimi, invece mi consentono una notevole manualitĂ  sia nel maneggio che nella conduzione del cavallo, hanno un grip invidiabile e tengono pure calduccio.
Ma la vera chicca è stato il giubbotto da moto! L’ho ripescato non so come dal fondo di qualche armadio e mi è venuta l’idea balzana di provarlo a cavallo.
Blu e nero, col triangolino rosso della marca a spiccare sullo sfondo, ed una serie di diavoletti, cornini e code infernali catarifrangenti bene in vista su spalle e maniche.
Ha più di vent’anni il mio Belzebù e francamente non pensavo di riuscire ancora a chiudere la cerniera!
Ho tirato sul bavero e mi sono sentita subito a mio agio. Infilata una mano in tasca ho ritrovato l’immancabile stick di burro cacao ed un pacchetto di fazzoletti di carta.
Sorrido al pensiero che in fondo andare in moto non è poi così diverso dall’andare a cavallo, sempre di stare in sella si tratta.

Arrivata al maneggio, corro subito a salutare Mira ed a fargli gli auguri per l’Anno Nuovo: ci abbracciamo forte e mi stampa due bacioni sulla testa, stringendomi contro la sua spalla nerboruta. Mi lascio accogliere da questo abbraccio che sento sincero e che mi penetra fin nel profondo.
Mi consegna la tessera per le lezioni e mi chiede cosa voglio fare.
Non ho prenotato per questo pomeriggio, con Adriano è sempre difficile pianificare, abbiamo deciso tutto questa mattina “All’una in maneggio!”.
Chiedo a Mira se si possa uscire e mi risponde di sì, che mi prepara subito un cavallo. Gli chiedo se possiamo provare la seconda sella di Adriano, così mi regolo le staffe e non devo stare tutte le volte a tribolare.
Corro a prenderla e quando lo raggiungo nella seconda scuderia Cisco è quasi pronto. Mentre mi sistema la sella e controlla la misura, finisco di spazzolare il codone del mio Gigante Buono.
“Okkio Mira che la sella della fibbia un po’ arrugginita e poi quando l’ho pulita ed ingrassata l’altra volta mi sono accorta che il sottopancia è un po’ rovinato… mi dici se va bene o se devo cambiare qualche pezzo?”.

Il vecchio vizio del motociclista incallito: pulire l’attrezzatura e la moto e controllare sempre che sia tutto a posto… la scuola del mio babbo… e di mio nonno prima di lui!
ChissĂ  se Matteo e Diego porteranno avanti la tradizione di famiglia: per ora Terroboy ha iniziato a fare dei piccoli giri dietro a mio padre.
Io li ho seguiti sul mio vecchio CBR, col cuore trepidante, un po’ per il timore, un po’ per l’emozione di vedere quel cosino che era mio figlio che si stringeva a mio padre e gli gridava “Più forte nonno, accelera, dai gas, vaivaivaiiii!”.

Torno coi piedi per terra.
Cisco è ormai pronto, Mira lo fa scaldare in tondino mentre corro nella prima scuderia per vedere se anche Adri è pronto col Nick.
Andiamo tutti e tre al tondino, Mira mi dice di salire: la sella va bene, il sottopancia è un po’ corto per Cisco, ma è riuscito a regolarlo lo stesso.
Chiedo ad Adri se posso aggiungere un paio di buchi alla cinghia e mi risponde “Certo che sì!”.
Prendo le redini e le appoggio al pomello della sella: miro la staffa ed alzo la gamba. Mannaggia, mi sembra di essere Heather Parisi! Non ci arrivo “Cisco, querido, ma quanto sei alto?”.
Mira ride e mi prende in giro, finalmente riesco ad infilare il piede! Uno, due, tre, una bella spinta e mi ritrovo in sella.
Mi sembra che le staffe siano corte, soprattutto la destra.
Mira le controlla e mi dice che vanno bene, così inizio ad avviarmi verso l’uscita, mentre sento Adriano caracollare col Nick.
Lo ha sgasato nel tondino ma mi sa che non gli è bastato! Con la coda dell’occhio li vedo derapare sulla striscia di terra dietro i paddock: il Nick si lancia al galoppo e poi si stoppa all’improvviso puntando le gambe anteriori.

Cisco è reticente, si ferma e cerca di tornare indietro. Dolcemente lo riconduco verso l’uscita, cercando di tranquillizzarlo, ma lui si rivolta ancora indietro.
Decido di farlo girare attorno alle scuderie e di prenderla larga.
Siamo di nuovo direzionati verso l’uscita, mentre gli parlo per rassicurarlo sento l’inconfondibile zoccolìo del Nick dietro di noi.
Siamo fuori, in mezzo ai campi, appaiati e felici.
La “mia” sella è comodissima, mi sembra di stare in poltrona. Anche Adri mi dice che dopo il mio trattamento pure la sua sella è come nuova, non fa più gnik gnek.
Tutto è perfetto.

Nick curiosa col naso all’aria, gironzola da un lato all’altro del sentiero, deve osservare tutto, controllare ogni minimo rumore, seguire il più impercettibile profumo.
Avvicina il suo muso al Cisco, vuole dargli un bacino: è proprio in vena di monellerie il discolo.
Cisco lascia fare, non fa una piega.
Finalmente sono riuscita a farmi dare la conferma da Mira che si tratta di un argentino. Ma per la sua imperturbabilitĂ  mi sembra un lord inglese.
Lo adoro per la sua impassibilità, non so quanti cavalli siano così tranquilli, affidabili ed ubbidienti.
In scuderia Mira ha provato a lanciarmi una provocazione “Lo mando al macello questo cavallo qui!”.
Dopo averlo guardato col mio sguardo più truce e minaccioso, gli ho risposto “Allora ricordati che il filetto e la bresaola li voglio io!”.
“Ma te mangi la carne di cavallo, eh Laura?”
“Sì Mira, la mangio perché mi piace molto come sapore” (anche se ultimamente cerco di mangiare molta meno carne in generale…)

Faccio da apripista e scelgo io il percorso: è un’ottima maniera per memorizzare i sentieri.
C’è molto fango, l’acqua ha scavato dei solchi profondi dove le macchine agricole hanno lasciato i segni del loro passaggio.
Lascio scegliere a Cisco il terreno che preferisce e ad un certo punto ci troviamo in bilico su una striscia di erbetta che si snoda tra un fossetto ed un solco di fango.
Adriano ride, Cisco è tranquillo, in equilibrio perfetto, come una ballerina sulle punte.

Nel frattempo ho effettuato come guida, senza problemi, i due attraversamenti stradali alzando la manina per rendermi ancora piĂą visibile dalle macchine in arrivo e siamo arrivati a Lomazzo.
Ecco quella che chiamo “la mia palestra”: un pratone immenso, non coltivato, che possiamo attraversare all’andatura preferita, in fondo una serie di terrapieni erbosi con alcuni alberelli cui girare attorno, i pali del percorso vita che rappresentano altri ipotetici ostacoli da superare.
Sul prato Cisco inizia ad allungare il passo fino ad un trotto sostenuto: mi accorgo che c’è qualcosa che non va, mi ritrovo indietro, troppo in punta di sella. Non mi sento su bene, ma mantengo un buon equilibrio e vado avanti.
Saltiamo un piccolo canalino e lo rallento prima di affrontare la salita del primo argine.
Lo direziono attorno agli alberelli in un piccolo slalom.
Adriano mi chiama, costeggiamo la strisciolina di erbetta di un terrapieno, facciamo una piccola salita e ci ritroviamo sul rialzo successivo che è piuttosto stretto.
Giriamo con cautela i cavalli e scendiamo di nuovo, continuando a gimkanare tra ostacoli vegetali e di pietra.
Cisco risponde bene, piano piano ci stiamo affiatando e per me questa palestra è preziosa.
Ho capito che basta un leggero spostamento nella direzione in cui voglio girare, accompagnato da un leggero colpo di tacco, per anticipargli la direzione che intendo prendere.

Prendiamo il sentiero del bosco, facciamo il guado del primo torrentello che in questa stagione si è ingrossato.
Durante la risalita dell’argine Cisco mi sorprende, affrontandola al galoppo! E’ un attimo di mio sbalordimento che mi vede poco pronta a dargli la direzione, così mi ritrovo a salire a destra invece che a sinistra.
Adriano mi chiama da dietro. La strada è battuta da un sentierino stretto, una ripida salita conteggiata da alberelli.
“Tranki Adri, tutto ok, appena posso giro e torno indietro!” lo rassicuro.
Però il cammino rimane angusto e non dà cenno di allargarsi.
Raggiungiamo un tratto più pianeggiante, rivolgo Cisco verso l’interno della montagna, le spalle al piccolo dirupo.
Per farlo girare secco, dovremmo fare una piccola retromarcia, ma non mi sento in condizioni di sicurezza.
Quindi lo sprono in avanti, attacchiamo il fianco della montagna, giriamo attorno ad un albero e facciamo l’inversione ad U. Ancora una volta Cisco decide di andare a sinistra e continuare a salire, invece che di ridiscendere a destra, verso valle.

E vabbè, pace amen: nel frattempo Adriano mi ha raggiunto, andiamo avanti in esplorazione, la strada è battuta, da qualche parte porterà.
Infatti dopo poco sbuchiamo su un percorso che riconosco, ma non prima di aver trotterellato per il bosco, col Cisco che fa lo scavezzacollo su salite e discese, sorprendendomi col grip delle sue quattro robuste gambe motrici.
Condivido con Adriano la mia perplessità su questo comportamento un po’ inusuale: “Laura, si stanno divertendo questi due, non vedi come sono gasati? Se la stanno spassando, altrochè!”.

Decidiamo di arrivare fino al baretto per una pausa piripicchia (col freddo ho l’autonomia vescicolare limitata!) e poi torniamo finalmente indietro.
Solo che dopo essere scesa, non riesco piĂą a risalire in sella!
L’arcione è altissimo, sollevo la gamba ma non ci arrivo! Che io mi sia ristretta?
Chiedo aiuto ad Adriano: mi tiene ferma la staffa, mentre io mi sollevo la gamba con le due mani. Faccio centro col piede ma ho bisogno di una spinta, che arriva pronta e vigorosa da parte del povero Adriano!

Siccome ho notato che Cisco ha una stabilitĂ  formidabile sul fango, scelgo di fare il pantano del bosco.
Alcuni alberi sono caduti e ci sono un po’ di impedimenti e di imprevisti da affrontare.
Adriano mi lascia in testa, osservo il sentiero paciugoso e decido di abbandonarlo per passare in mezzo agli alberi.
OplĂ , salitina al galoppo, (Cisco monello!), aggiro gli alberi.
Sotto lo sguardo meravigliato del mio compagno supero, passandoci sopra, un tronco franato messo di traverso sul mio percorso, aggiro un altro ramo che mi blocca nuovamente la strada, passo in mezzo a due alberi abbastanza vicini tra loro, facendo bene attenzione a non rimetterci le ginocchia contro il tronco.
Arriviamo al guado e rallento Cisco per osservare il movimento dell’acqua, il livello si è innalzato notevolmente da questa estate!
Individuo una parte dove si vedono i sassi sul fondo, e poi un punto vicino alla riva opposta dove l’acqua forma un piccolo gorgo. Il livello mi sembra comunque sufficientemente basso, non dovrebbe superare il garretto di Cisco!
Mi sporgo sulla sella, per l’ultima verifica e poi decido il tratto migliore per attraversare.
Nessun problema, sono proprio fiera di me stessa! Mi sento abbastanza sicura e disinvolta, soprattutto sono molto tranquilla e serena nell’affrontare eventuali imprevisti. Sento che con Cisco ce la posso fare.

Arriviamo ad un altro pratone dove ci concediamo ancora un po’ di trotto.
Ancora quella sensazione di non stare su bene!
Adriano mi dĂ  una controllata, mi fa alzare in piedi sulla sella e mi chiede quanto sia lo spazio tra sedere e sella.
Alla fine mi conferma che le staffe sono da allungare un po’!
Ci credo che mi sentivo spingere indietro al cambio di andatura!
Non riuscivo a portare le gambe bene in avanti ed a far retroflettere il bacino, le spalle non rimanevano indietro ed io dovevo compensare di continuo il mio equilibrio instabile.

Ci sono un sacco di cose che posso mettere a posto solo con delle lezioni, altrimenti da sola, più in là di tanto non riuscirò ad andare!
Prima di uscire in passeggiata mi sono messa d’accordo con Miranda: aspettiamo che faccia un po’ più caldo e poi voglio infilare una serie di lezioni ravvicinate, in modo da imparare e consolidare quanto appreso. Non vedo l’ora!

All’improvviso Nick inizia a nitrire. Deve essere successo qualcosa, ma non capiamo cosa.
Lascio che Cisco allunghi l’andatura e dopo un po’ scorgo un gruppo di cavalieri.
In breve tempo li raggiungiamo e li salutiamo.
Nick continua a nitrire, finchè non si arriva alla testa del gruppo e tutto diventa chiaro.
C’è un altro cavallo intero, un arabo bellissimo, uno stalloncino che è una meraviglia!
I due contendenti si ritrovano distanti ma affiancati.
Nick continua a nitrire ma passa oltre.
L’altro cavallo invece inizia a scartare, la competizione è accesa. Rimango affascinata dai movimenti eleganti, dalla grazia e dalle gambe bellissime di questo cavallo spettacolare, ma non è il caso di fermarsi troppo ad indugiare.
Superiamo lo stalloncino che continua a caracollare, mentre il suo cavaliere, con apparente facilitĂ  e molta sicurezza, lo costringe ad una serie di girate strette, piegandogli il collo di lato. Ciononostante lo intravvedo coi posteriori leggermente piegati, mentre dĂ  ancora fieri cenni di ribellione.

Nick va avanti a nitrire per un buon quarto d’ora: sta ribadendo la sua supremazia.
Adriano sembra non fargli caso.
Cisco non fa una piega.
Ed io sghignazzo sotto i baffi, pensando allo strano quartetto che abbiamo formato questo pomeriggio.
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MessaggioInviato: Lun Gen 03, 2011 13:44    Oggetto: Rispondi citando

02 gennaio 2011

Mi guardo allo specchio mentre raccolgo i capelli fermandoli con una bacchetta da ristorante cinese.
Ho le guance rosse come i fanalini posteriori di un’auto in mezzo alla nebbia padana.
Prendo un po’ di crema idratante ed inizio a massaggiarmi il viso: sento la pelle che la “beve” avidamente ed il sollievo è immediato.
Eppure questo pomeriggio non mi sembrava facesse così freddo!

Nonostante la dimenticanza dei calzettoni imbottiti, non avevo gelo ai piedi.
Anche le mani erano protette da un paio di guanti di cotone spesso, col palmo rinforzato da una serie di puntini blu di gomma: a guardarli non si darebbero cinq ghei a questi guantini miserrimi, invece mi consentono una notevole manualitĂ  sia nel maneggio che nella conduzione del cavallo, hanno un grip invidiabile e tengono pure calduccio.
Ma la vera chicca è stato il giubbotto da moto! L’ho ripescato non so come dal fondo di qualche armadio e mi è venuta l’idea balzana di provarlo a cavallo.
Blu e nero, col triangolino rosso della marca a spiccare sullo sfondo, ed una serie di diavoletti, cornini e code infernali catarifrangenti bene in vista su spalle e maniche.
Ha più di vent’anni il mio Belzebù e francamente non pensavo di riuscire ancora a chiudere la cerniera!
Ho tirato sul bavero e mi sono sentita subito a mio agio. Infilata una mano in tasca ho ritrovato l’immancabile stick di burro cacao ed un pacchetto di fazzoletti di carta.
Sorrido al pensiero che in fondo andare in moto non è poi così diverso dall’andare a cavallo, sempre di stare in sella si tratta.

Arrivata al maneggio, corro subito a salutare Mira ed a fargli gli auguri per l’Anno Nuovo: ci abbracciamo forte e mi stampa due bacioni sulla testa, stringendomi contro la sua spalla nerboruta. Mi lascio accogliere da questo abbraccio che sento sincero e che mi penetra fin nel profondo.
Mi consegna la tessera per le lezioni e mi chiede cosa voglio fare.
Non ho prenotato per questo pomeriggio, con Adriano è sempre difficile pianificare, abbiamo deciso tutto questa mattina “All’una in maneggio!”.
Chiedo a Mira se si possa uscire e mi risponde di sì, che mi prepara subito un cavallo. Gli chiedo se possiamo provare la seconda sella di Adriano, così mi regolo le staffe e non devo stare tutte le volte a tribolare.
Corro a prenderla e quando lo raggiungo nella seconda scuderia Cisco è quasi pronto. Mentre mi sistema la sella e controlla la misura, finisco di spazzolare il codone del mio Gigante Buono.
“Okkio Mira che la sella della fibbia un po’ arrugginita e poi quando l’ho pulita ed ingrassata l’altra volta mi sono accorta che il sottopancia è un po’ rovinato… mi dici se va bene o se devo cambiare qualche pezzo?”.

Il vecchio vizio del motociclista incallito: pulire l’attrezzatura e la moto e controllare sempre che sia tutto a posto… la scuola del mio babbo… e di mio nonno prima di lui!
ChissĂ  se Matteo e Diego porteranno avanti la tradizione di famiglia: per ora Terroboy ha iniziato a fare dei piccoli giri dietro a mio padre.
Io li ho seguiti sul mio vecchio CBR, col cuore trepidante, un po’ per il timore, un po’ per l’emozione di vedere quel cosino che era mio figlio che si stringeva a mio padre e gli gridava “Più forte nonno, accelera, dai gas, vaivaivaiiii!”.

Torno coi piedi per terra.
Cisco è ormai pronto, Mira lo fa scaldare in tondino mentre corro nella prima scuderia per vedere se anche Adri è pronto col Nick.
Andiamo tutti e tre al tondino, Mira mi dice di salire: la sella va bene, il sottopancia è un po’ corto per Cisco, ma è riuscito a regolarlo lo stesso.
Chiedo ad Adri se posso aggiungere un paio di buchi alla cinghia e mi risponde “Certo che sì!”.
Prendo le redini e le appoggio al pomello della sella: miro la staffa ed alzo la gamba. Mannaggia, mi sembra di essere Heather Parisi! Non ci arrivo “Cisco, querido, ma quanto sei alto?”.
Mira ride e mi prende in giro, finalmente riesco ad infilare il piede! Uno, due, tre, una bella spinta e mi ritrovo in sella.
Mi sembra che le staffe siano corte, soprattutto la destra.
Mira le controlla e mi dice che vanno bene, così inizio ad avviarmi verso l’uscita, mentre sento Adriano caracollare col Nick.
Lo ha sgasato nel tondino ma mi sa che non gli è bastato! Con la coda dell’occhio li vedo derapare sulla striscia di terra dietro i paddock: il Nick si lancia al galoppo e poi si stoppa all’improvviso puntando le gambe anteriori.

Cisco è reticente, si ferma e cerca di tornare indietro. Dolcemente lo riconduco verso l’uscita, cercando di tranquillizzarlo, ma lui si rivolta ancora indietro.
Decido di farlo girare attorno alle scuderie e di prenderla larga.
Siamo di nuovo direzionati verso l’uscita, mentre gli parlo per rassicurarlo sento l’inconfondibile zoccolìo del Nick dietro di noi.
Siamo fuori, in mezzo ai campi, appaiati e felici.
La “mia” sella è comodissima, mi sembra di stare in poltrona. Anche Adri mi dice che dopo il mio trattamento pure la sua sella è come nuova, non fa più gnik gnek.
Tutto è perfetto.

Nick curiosa col naso all’aria, gironzola da un lato all’altro del sentiero, deve osservare tutto, controllare ogni minimo rumore, seguire il più impercettibile profumo.
Avvicina il suo muso al Cisco, vuole dargli un bacino: è proprio in vena di monellerie il discolo.
Cisco lascia fare, non fa una piega.
Finalmente sono riuscita a farmi dare la conferma da Mira che si tratta di un argentino. Ma per la sua imperturbabilitĂ  mi sembra un lord inglese.
Lo adoro per la sua impassibilità, non so quanti cavalli siano così tranquilli, affidabili ed ubbidienti.
In scuderia Mira ha provato a lanciarmi una provocazione “Lo mando al macello questo cavallo qui!”.
Dopo averlo guardato col mio sguardo più truce e minaccioso, gli ho risposto “Allora ricordati che il filetto e la bresaola li voglio io!”.
“Ma te mangi la carne di cavallo, eh Laura?”
“Sì Mira, la mangio perché mi piace molto come sapore” (anche se ultimamente cerco di mangiare molta meno carne in generale…)

Faccio da apripista e scelgo io il percorso: è un’ottima maniera per memorizzare i sentieri.
C’è molto fango, l’acqua ha scavato dei solchi profondi dove le macchine agricole hanno lasciato i segni del loro passaggio.
Lascio scegliere a Cisco il terreno che preferisce e ad un certo punto ci troviamo in bilico su una striscia di erbetta che si snoda tra un fossetto ed un solco di fango.
Adriano ride, Cisco è tranquillo, in equilibrio perfetto, come una ballerina sulle punte.

Nel frattempo ho effettuato come guida, senza problemi, i due attraversamenti stradali alzando la manina per rendermi ancora piĂą visibile dalle macchine in arrivo e siamo arrivati a Lomazzo.
Ecco quella che chiamo “la mia palestra”: un pratone immenso, non coltivato, che possiamo attraversare all’andatura preferita, in fondo una serie di terrapieni erbosi con alcuni alberelli cui girare attorno, i pali del percorso vita che rappresentano altri ipotetici ostacoli da superare.
Sul prato Cisco inizia ad allungare il passo fino ad un trotto sostenuto: mi accorgo che c’è qualcosa che non va, mi ritrovo indietro, troppo in punta di sella. Non mi sento su bene, ma mantengo un buon equilibrio e vado avanti.
Saltiamo un piccolo canalino e lo rallento prima di affrontare la salita del primo argine.
Lo direziono attorno agli alberelli in un piccolo slalom.
Adriano mi chiama, costeggiamo la strisciolina di erbetta di un terrapieno, facciamo una piccola salita e ci ritroviamo sul rialzo successivo che è piuttosto stretto.
Giriamo con cautela i cavalli e scendiamo di nuovo, continuando a gimkanare tra ostacoli vegetali e di pietra.
Cisco risponde bene, piano piano ci stiamo affiatando e per me questa palestra è preziosa.
Ho capito che basta un leggero spostamento nella direzione in cui voglio girare, accompagnato da un leggero colpo di tacco, per anticipargli la direzione che intendo prendere.

Prendiamo il sentiero del bosco, facciamo il guado del primo torrentello che in questa stagione si è ingrossato.
Durante la risalita dell’argine Cisco mi sorprende, affrontandola al galoppo! E’ un attimo di mio sbalordimento che mi vede poco pronta a dargli la direzione, così mi ritrovo a salire a destra invece che a sinistra.
Adriano mi chiama da dietro. La strada è battuta da un sentierino stretto, una ripida salita conteggiata da alberelli.
“Tranki Adri, tutto ok, appena posso giro e torno indietro!” lo rassicuro.
Però il cammino rimane angusto e non dà cenno di allargarsi.
Raggiungiamo un tratto più pianeggiante, rivolgo Cisco verso l’interno della montagna, le spalle al piccolo dirupo.
Per farlo girare secco, dovremmo fare una piccola retromarcia, ma non mi sento in condizioni di sicurezza.
Quindi lo sprono in avanti, attacchiamo il fianco della montagna, giriamo attorno ad un albero e facciamo l’inversione ad U. Ancora una volta Cisco decide di andare a sinistra e continuare a salire, invece che di ridiscendere a destra, verso valle.

E vabbè, pace amen: nel frattempo Adriano mi ha raggiunto, andiamo avanti in esplorazione, la strada è battuta, da qualche parte porterà.
Infatti dopo poco sbuchiamo su un percorso che riconosco, ma non prima di aver trotterellato per il bosco, col Cisco che fa lo scavezzacollo su salite e discese, sorprendendomi col grip delle sue quattro robuste gambe motrici.
Condivido con Adriano la mia perplessità su questo comportamento un po’ inusuale: “Laura, si stanno divertendo questi due, non vedi come sono gasati? Se la stanno spassando, altrochè!”.

Decidiamo di arrivare fino al baretto per una pausa piripicchia (col freddo ho l’autonomia vescicolare limitata!) e poi torniamo finalmente indietro.
Solo che dopo essere scesa, non riesco piĂą a risalire in sella!
L’arcione è altissimo, sollevo la gamba ma non ci arrivo! Che io mi sia ristretta?
Chiedo aiuto ad Adriano: mi tiene ferma la staffa, mentre io mi sollevo la gamba con le due mani. Faccio centro col piede ma ho bisogno di una spinta, che arriva pronta e vigorosa da parte del povero Adriano!

Siccome ho notato che Cisco ha una stabilitĂ  formidabile sul fango, scelgo di fare il pantano del bosco.
Alcuni alberi sono caduti e ci sono un po’ di impedimenti e di imprevisti da affrontare.
Adriano mi lascia in testa, osservo il sentiero paciugoso e decido di abbandonarlo per passare in mezzo agli alberi.
OplĂ , salitina al galoppo, (Cisco monello!), aggiro gli alberi.
Sotto lo sguardo meravigliato del mio compagno supero, passandoci sopra, un tronco franato messo di traverso sul mio percorso, aggiro un altro ramo che mi blocca nuovamente la strada, passo in mezzo a due alberi abbastanza vicini tra loro, facendo bene attenzione a non rimetterci le ginocchia contro il tronco.
Arriviamo al guado e rallento Cisco per osservare il movimento dell’acqua, il livello si è innalzato notevolmente da questa estate!
Individuo una parte dove si vedono i sassi sul fondo, e poi un punto vicino alla riva opposta dove l’acqua forma un piccolo gorgo. Il livello mi sembra comunque sufficientemente basso, non dovrebbe superare il garretto di Cisco!
Mi sporgo sulla sella, per l’ultima verifica e poi decido il tratto migliore per attraversare.
Nessun problema, sono proprio fiera di me stessa! Mi sento abbastanza sicura e disinvolta, soprattutto sono molto tranquilla e serena nell’affrontare eventuali imprevisti. Sento che con Cisco ce la posso fare.

Arriviamo ad un altro pratone dove ci concediamo ancora un po’ di trotto.
Ancora quella sensazione di non stare su bene!
Adriano mi dĂ  una controllata, mi fa alzare in piedi sulla sella e mi chiede quanto sia lo spazio tra sedere e sella.
Alla fine mi conferma che le staffe sono da allungare un po’!
Ci credo che mi sentivo spingere indietro al cambio di andatura!
Non riuscivo a portare le gambe bene in avanti ed a far retroflettere il bacino, le spalle non rimanevano indietro ed io dovevo compensare di continuo il mio equilibrio instabile.

Ci sono un sacco di cose che posso mettere a posto solo con delle lezioni, altrimenti da sola, più in là di tanto non riuscirò ad andare!
Prima di uscire in passeggiata mi sono messa d’accordo con Miranda: aspettiamo che faccia un po’ più caldo e poi voglio infilare una serie di lezioni ravvicinate, in modo da imparare e consolidare quanto appreso. Non vedo l’ora!

All’improvviso Nick inizia a nitrire. Deve essere successo qualcosa, ma non capiamo cosa.
Lascio che Cisco allunghi l’andatura e dopo un po’ scorgo un gruppo di cavalieri.
In breve tempo li raggiungiamo e li salutiamo.
Nick continua a nitrire, finchè non si arriva alla testa del gruppo e tutto diventa chiaro.
C’è un altro cavallo intero, un arabo bellissimo, uno stalloncino che è una meraviglia!
I due contendenti si ritrovano distanti ma affiancati.
Nick continua a nitrire ma passa oltre.
L’altro cavallo invece inizia a scartare, la competizione è accesa. Rimango affascinata dai movimenti eleganti, dalla grazia e dalle gambe bellissime di questo cavallo spettacolare, ma non è il caso di fermarsi troppo ad indugiare.
Superiamo lo stalloncino che continua a caracollare, mentre il suo cavaliere, con apparente facilitĂ  e molta sicurezza, lo costringe ad una serie di girate strette, piegandogli il collo di lato. Ciononostante lo intravvedo coi posteriori leggermente piegati, mentre dĂ  ancora fieri cenni di ribellione.

Nick va avanti a nitrire per un buon quarto d’ora: sta ribadendo la sua supremazia.
Adriano sembra non fargli caso.
Cisco non fa una piega.
Ed io sghignazzo sotto i baffi, pensando allo strano quartetto che abbiamo formato questo pomeriggio.
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roidaleria
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MessaggioInviato: Lun Gen 03, 2011 17:17    Oggetto: Rispondi citando

giĂ !

io abito in un paesino sulle colline nel basso piemonte e gli incontri con i selvatici sono praticamente all'ordine del giorno, ma sempre emozionantissimi!
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lalix
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MessaggioInviato: Lun Gen 03, 2011 21:49    Oggetto: Rispondi citando

Beata te!
Adesso che ho smesso di camminare in montagna, io "selvatici" li incontro solo al lavoro!! Very Happy Very Happy Very Happy
Come l'imprenditore di stamattina: l'avrei volentieri impagliato ed appeso al muro del mio salotto grrr
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roidaleria
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MessaggioInviato: Lun Gen 03, 2011 23:27    Oggetto: Rispondi citando

concordo pienamente! Laughing

da genova mi sono trasferita in campagna per i cavalli e non tornerei indietro per nulla al mondo

.....in fondo sono diventata ''selvatica'' anch'io Laughing Laughing Laughing
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Ogni problema di rallentamento dovrebbe essere ora definitivamente risolto.




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