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Tor di Quinto

 
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Autore Messaggio
innaig
Cavallo


Registrato: 04/09/08 15:43
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MessaggioInviato: Sab Apr 24, 2010 11:22    Oggetto: Tor di Quinto Rispondi citando

Articolo/appello del Col. Paolo Angioni per la salvaguardia di Tor di Quinto e della cultura del cavallo (fonte equitando.com).

Tor di Quinto

"Gia’ abbiamo dato con l’ippodromo di Villa Glori….villaggio olimpico, villette, casette….al posto di prati, piste, verde. E così ci siamo già persi un bel po’ di “vissuto” che riguarda il cavallo.
Il vissuto vuol dire anche conoscenza. Il cavallo, oggi, è un illustre sconosciuto, anche se le nostre città hanno tanti monumenti equestri e il cavallo è l’animale più rappresentato nella pittura e nella scultura dalla nascita dell’arte rupestre (grotte di Lascaux, Francia, da 13.000 a 15.000 anni a.C.). Dall’addomesticamento, avvenuto circa 5000 anni fa, e alla fine dell’Ottocento del secolo scorso il cavallo è stato il motore dell’umanità in ogni parte del mondo. Prima dell’invenzione del motore meccanico non esisteva mezzo sulla terra per andare più veloci di quanto consentisse il cavallo.

Come ha fatto Alessandro Magno ad arrivare alle sorgenti dell’Indo, percorrendo più di seimila chilometri, fondando lungo la strada una decina di città, tra cui Alessandria d’Egitto? Sul dorso di Bucefalo, senza sella, senza staffe, senza ferri (il cavallo).

Come faceva il Senato romano a mandare i corrieri a Giulio Cesare che era al di là della Manica a combattere in Britannia? A cavallo, servendosi delle stazioni di posta che Ciro il persiano aveva inventato (Senofonte dixit). I quali corrieri, cambiando cavallo, riuscivano a percorrere 120 km nelle ventiquattro ore. Anch’essi senza sella e senza staffe, con i cavalli sferrati.

Come ha fatto Pedro Arias de Avila nel 1516, quando sbarcò sulle coste dell’attuale Colombia, a sbaragliare migliaia di nativi che gli si facevano pericolosamente incontro. Fece scendere dalle navi la … cavalleria. Sei cavalli montati! Gli Indiani, che non avevano mai visto un cavallo, scomparso dal suolo delle due Americhe circa 50 milioni di anni fa (iniziò a ripopolarle Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio sbarcando nel 1493 Ispaniola, oggi Santo Domingo nell’isola di Haiti, una dozzina di stalloni e alcune cavalle), pensarono che l’uomo a cavallo fosse un mostro pronto a divorarli e fuggirono.

Non si finirebbe di citare le imprese che l’uomo ha compiuto grazie al cavallo. E a raccontare il lavoro indispensabile che il cavallo ha fornito all’umanità, servendo poi come cibo, fornendo pelle, crini, cordame, sangue (per il blu di Prussia), perfino zoccoli (per le montature degli occhiali) una volta che ha finito di essere utile in vita. Si pensi soltanto al rifornimento di alimenti per una città grande come Roma, al trasporto di centinaia di miglia di cittadini a bordo degli omnibus, gli attuali tram, tirati da due o quattro cavalli. Lasciando da parte gli eserciti, le guerre, gli atti eroici dei cavalieri fortunatamente non più di moda.

Scrive il professor Paolo Baragli, etologo e fisiologo presso il Dipartimento di Scienze fisiologiche dell’Università di Pisa (I cavalli di Federico, Pisa 2009): «saremmo adesso nell’era di internet e delle nanotecnologie senza questi animali?».

Perché non rendere anche noi a questo silenzioso e generoso collaboratore un piccolo omaggio, come in altre capitali europee? A Parigi, nel cuore del Bois de Boulogne, esiste dal 1895 il Cercle de l’étrier che ospita cavalli e cavalieri. Piste sabbiose permettono ai cavalli di percorrere il bosco. Nella Francia repubblicana nessuno si è permesso di cancellare. Tralasciamo la Gran Bretagna e l’Irlanda, regni del cavallo.

Perché a Roma non fare del cavallo non un animale da museo (Scuderie del Quirinale che ospitavano i cavalli della Corte, scuderie del Vaticano, scomparse. Anche il Papa montava a cavallo, come tutti i cardinali di Santa Romana Chiesa, non per diletto, ma per necessità, dovendo spostarsi e viaggiare), ma un essere ancora utile per la società, per l’educazione dei giovani, per l’aiuto ai ragazzi disabili? Nessuno sport educa quanto l’equitazione, perché chi monta a cavallo ha a che fare con un essere vivente al quale è fisicamente legato. Situazione senza uguali nella vita: far corpo unico con un animale che ha una sensibilità eccezionale e un istinto straordinario, da imparare interpretare e dirigere. Questa capacità fa parte dell’educazione.

Tor di Quinto, unico impianto equestre in una zona pubblica rimasto nella capitale, potrebbe diventare la sede di una organizzazione amministrata dal Comune di Roma, diretta da personale equestre e medico competente per i giovani meritevoli (un premio nelle scuole primarie, per esempio, e nulla è più motivante per un giovane di un premio) e per i giovani disabili.

Si salverebbe così anche un’oasi di verde di cui la capitale non abbonda, con un doveroso omaggio ad un grande pezzo di storia della nostra equitazione, Caprilli elaborò le sue teorie dell’equitazione naturale principalmente a Roma Tor di Quinto."

Paolo Angioni
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Col. Paolo Angioni
Moderatore


Registrato: 27/11/05 21:47
Messaggi: 2721
Localitŕ: Torino

MessaggioInviato: Lun Apr 26, 2010 10:39    Oggetto: Tor di Quinto Rispondi citando

L'articoletto mi è stato chiesto da equitando.com per contrastare il progetto del Comune di Roma di costruire sul terreno dell'ippodromo di Tor di Quinto un villaggio sportivo. Il che voleva dire far sparire l'ippodromo. Il progetto pare già andato all'aria.

L'ultima frase "Caprilli elaborò ..." è stata aggiunta non so da chi ed è sbagliata, perché Caprilli aveva già elaborato tutto fin dal 1898 (Parma). A Tor di Quinto, quando vi fu inviato istruttore nel 1905, Caprilli insegnò agli ufficiali allievi del corso complementare di campagna il Sistema già definito.
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